«Settembre, andiamo. È tempo di migrare», diceva Gabriele D’Annunzio. Tempo di prepararsi al distacco, aggiungerebbe l’esperto astrologo.
Dopo lo scialo di energia del Leone, col suo sfarzo luminoso e il calore solare che incendia ogni cosa, la Vergine ci invita alla moderazione. Il mese di settembre ci consegna una terra asciutta, riarsa dal fuoco della canicola, che si appresta a essere nuovamente seminata. Non a caso l’antico nome sumero del segno è Ab.Sin, che può essere tradotto come “Il Solco”, ovvero la fenditura scavata dalla vanga che presto accoglierà nuovi semi. Nella mitologia greca la Vergine corrisponde alla diade Demetra/Persefone, quest’ultima ancora nel suo aspetto di Kore, la fanciulla illibata, pura, intonsa. Successivamente, nel segno dello Scorpione, avrà luogo l’incontro con Plutone e la Vergine compirà la sua evoluzione in donna sessualmente consapevole, in Regina delle Ombre.
Per adesso però – siamo ancora a settembre – abbiamo una fanciulla adolescente, il cui compito è preservare la purezza per il momento opportuno. Lo stesso vale per il raccolto che, ancora fresco, dovrà essere discriminato, immagazzinato e conservato, affinché duri per tutto l’inverno. Da qui l’immagine tradizionale del segno, quella di una donna-angelo che sorregge un fascio di grano.
Da qui il temperamento parsimonioso, l’attenzione analitica e il proverbiale riserbo dei nati sotto il segno della Vergine. Persone che fanno del contegno e della discrezione uno stile di vita. Eppure, sotto la scorza inflessibile e tagliente, troviamo degli individui estremamente emotivi e carnali, in profonda connessione con la natura, intimamente legati ai ritmi stagionali e ai mutamenti del clima. Solo che il contatto col regno dei sensi non avviene più esclusivamente attraverso il corpo, come accadeva nel Toro, bensì con la mediazione della mente razionale. Mercurio, il dio dell’intelletto, è infatti il loro governatore tradizionale; li spinge a creare una connessione tra il corpo e la mente, tra la natura e la tecnica. Ecco spiegati la precisione, l’attenzione al dettaglio e l’istinto di spezzettare la realtà in ogni più piccola componente per poi ricomporla in uno schema ordinato, riconoscibile e governabile.
L’aspetto lunare della Vergine
Tornando alla simbologia mitologica, abbiamo detto che la Vergine era anticamente denominata Ab.Sin che significa sì “Il Solco”, ma è anche traducibile come “Figlia di Sin”.
Sin era il dio sumero della Luna, governava le fasi del nostro satellite e veniva rappresentato con una barba di lapislazzuli mentre cavalcava un toro alato. In quest’ottica la Vergine sarebbe quindi identificabile con la dea Inanna, antico nome di Venere. Sarà proprio lei, nel famoso poema assiro, a compiere una discesa negli Inferi, esattamente come accade in ambito greco a Kore/Persefone.
Sono molti i collegamenti simbolici che questi racconti ci propongono. Innanzitutto va sottolineato come uno degli attributi di Sin, padre della Vergine/Inanna, sia un toro; non a caso l’astrologia classica vede proprio nel segno del Toro l’esaltazione della Luna. Sempre al Toro, simbolo femminile per eccellenza, possiamo ricondurre l’ellenica Demetra, nel suo aspetto di Madre Terra pronta a dare i suoi frutti. Dobbiamo ricordare che in molte culture Demetra e Persefone sono viste come una coppia indissolubile, quasi indistinguibili l’una dall’altra. In questa fase la figlia non è che l’aspetto primaverile della madre stessa, che si manifesta nel rigoglio vegetale di maggio.
La Vergine ci parla quindi di una psiche ancora fortemente legata alla tradizione e ai condizionamenti familiari, che si prepara però a un imminente distacco. Dopo il Cancro e il Leone, segni marcatamente dinastici, si avvicina il momento di separarsi dal nido. Sarà poi l’incontro con l’Altro e con l’Ombra, nei successivi Bilancia e Scorpione, a spezzare l’osmosi incestuosa tra madre e figlia consegnando Persefone al suo destino individuale. La Vergine quindi presente un cambiamento, presagisce una trasformazione, una perdita. È in quel prefisso, in quel pre-, che sta racchiusa tutta l’inquietudine del segno, da cui scaturisce la necessità di tenere ogni cosa in ordine e sotto controllo. In quanto segno mobile, la Vergine si trova a cavallo tra lo ieri e il domani, sospesa in un tempo d’attesa che le rende difficile rilassarsi e godere del presente.
La lettura mitologica getta quindi nuova luce su alcuni tratti psicologici della Vergine troppo spesso trascurati. Certo, i nativi del segno sono pragmatici, metodici e spesso rigidi, come vuole la vulgata sul loro conto. Tuttavia non bisogna dimenticare che la Vergine è pur sempre figlia della Luna e della Terra (Sin e Demetra), una creatura che sotto l’apparente durezza cela un’emotività intensa, mutevole, capace di sintonizzarsi su ogni impercettibile cambiamento intorno a sé. Questo può aiutarci a spiegare gli sbalzi d’umore che i nati sotto questo segno fanno di tutto per nascondere, ma che inevitabilmente vengono allo scoperto quando si decidono finalmente ad allentare il controllo.
Non è vero che l’animo virgineo è arido e utilitaristico. Questa forse è l’immagine che i nativi del segno vogliono dare di sé per proteggersi. La verità è che per loro il rapporto con le emozioni è un tasto dolente: le sentono, eccome se le sentono, ma non accettano di esserne dominate. Non riescono a prenderle così come vengono, lasciandole fluire; vorrebbero cristallizzarle nel tempo, isolarle, metterle sotto vetro per poterle studiare e classificare. Compito impossibile, si sa, ma ogni Vergine che si rispetti ha in sé una certa dose di ossessività compulsiva che, a dispetto della tanto sbandierata razionalità, le fa perdere il contatto con la realtà più di quanto le piaccia pensare.
Figlia della Luna, dicevamo. Sarà per questo che l’astrologia esoterica assegna proprio alla Vergine il domicilio dell’astro argentato. Douglas Baker, nel suo “Astrologia Esoterica”, dice:
La Vergine è il segno della discriminazione nella forma; e la Luna nell’oroscopo indica la purezza, l’igiene, il celibato, la malattia come processo di purificazione, la medicina e il lavoro pesante. La Luna non emette luce propria, ma riflette la luce del Sole; questa caratteristica si manifesta nella capacità virginiana di vivere al servizio degli altri senza cercare alcuna gloria per sé.
L’aspetto lunare della Vergine, dunque, raccoglie come in uno specchio d’acqua le suggestioni cosmiche degli opposti Pesci e ne fa esperienza tangibile. Prende quella nostalgia d’infinito e ne trae un metodo. Per arrivare a Dio ci vuole disciplina: ce lo insegnano tutte le pratiche spirituali. La liturgia, la meditazione e il rigore della vita monastica sono tutti strumenti per arrivare a contenere l’estasi senza esserne distrutti. Le emozioni, da questo punto di vista, sono uno strumento di auto-conoscenza, un manuale da studiare per perfezionarsi.
Anche l’istinto di castità, lungi dall’essere sessuofobia moralistica (la Vergine è uno dei segni più carnali dello zodiaco), altro non è che un atto d’amore in vista della grande unione. È la devozione della sposa che si conserva intatta per la prima notte di nozze. Anche quando vive una sessualità promiscua, la Vergine nello spirito resta distante, inaccessibile, mantiene un pudico riserbo. In quanto simbolicamente legata al terreno che si prepara alla semina, è necessario per lei mantenersi pulita, dissodata, libera da erbe infestanti. Pronta per l’arrivo di Ade che, nel freddo di novembre, la porterà lontano dalla famiglia e dall’infanzia per scortarla nelle viscere dell’anima.
Che sapor d’acqua natia rimanga ne’ cuori esuli a conforto
G. D’annunzio, i pastori