Ettore Majorana e il pensiero di Dio

Mi sono imbattuta in Majorana per un apparente caso, alla ricerca di un emblema dell’ombra leonina, che non riesce a portare su di sé il carico della sua stessa luce, da trattare in un articolo di questo blog “La paura del Leone”. E’ arrivato all’improvviso, come un lampo interno, una apparizione. Non  saprei dirvi come. Stavo cercando un compagno per Salvatore Quasimodo, anche lui siciliano, per comparare due temi di due Leoni di nascita, quando apparve dal nulla, Ettore Majorana. Sarà che l’abbagliante luce delle città barocche del sud est della Sicilia fanno sì che l’ombra sia ancora più scura e non a caso Ettore Majorana nasce in questa terra di forte luce e di forte ombra, come Quasimodo.

Lui stesso scrive:«Sono nato a Catania il 5 agosto 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria a Roma fino alla soglia dell’ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla facoltà di fisica e nel 1929 mi sono laureato in fisica teorica sotto la direzione di S.E. Enrico Fermi svolgendo la tesi: “La teoria quantistica dei nuclei radioattivi” e ottenendo i pieni voti e la lode. Negli anni successivi ho frequentato liberamente l’Istituto di Fisica di Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole. Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S.E. il prof. Enrico Fermi.»

e. majorana

Ettore Majorana, penultimo di cinque fratelli, nacque a Catania, in via Etnea 251, da Fabio Massimo Majorana e da Dorina Corso. Famiglia prestigiosa, il nonno , Salvatore Majorana Calatabiano, era stato deputato dalla nona alla tredicesima legislatura nelle file della sinistra storica, due volte ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel primo e terzo governo Depretis e senatore del Regno d’Italia. Il padre Fabio si era laureato a diciannove anni in Ingegneria e in Scienze fisiche e matematiche. Gli altri quattro erano Giuseppe, giurista, accademico e deputato al parlamento nazionale,Angelo, statista, e non ultimo il noto fisico Quirino, ed infine  Dante, giurista e accademico.

Il Tema Natale di Ettore Majorana, un breve sguardo.

La composizione energetica nel Tema natale di Ettore Majorana presenta una prevalenza di elemento Acqua con una seconda prevalenza in Fuoco, ed una scarsezza di elemento Terra.Grande enfasi nelle case angolari, I, IV, VII e X e una predominanza di segni mobili.

Il Sole è tramontato nel momento della nascita di Majorana, alberga a 12 gradi di Leone  nella sesta casa in congiunzione a Marte a 5 gradi, in aspetto a Saturno e Nettuno. La Luna sorge all’orizzonte, a 28 gradi di Aquario, nella dodicesima casa e dialoga in opposizione al Mercurio a 23 gradi di Leone. L’ascendente è a 9 gradi di Pesci con Saturno prossimo alla linea dell’orizzonte a 13 gradi di Pesci.

Sole Marte in Leone e Luna in Aquario, l’opposizione VI casa- XII casa scandiranno l’intera esistenza del matematico siciliano.

Il Sole Leone, emblema tra i segni fuoco, irradia e crea. L’elemento fuoco  caratterizza i nascituri per entusiasmo, creatività, azione e per intuizione. E di intuizione Majorana fu incredibile esempio. Portatore quasi inconsapevole delle leggi perfette della natura, come lo descrive Sciascia nel suo bellissimo libro al fisico dedicato “ La Scomparsa di Majorana”.

….E poi tra il gruppo dei  “ragazzi di via Panisperna” e lui, c’era una differenza profonda: che Fermi e i “ragazzi” cercavano, lui semplicemente trovava. Per quelli la scienza era un fatto di volontà, per lui di natura. Quelli l’amavano, volevano raggiungerla e possederla. Majorana, forse senza amarla, la portava.  Un segreto fuori di loro -da colpire, da aprire, da svelare- per Fermi ed il suo gruppo.E per Majorana era invece un segreto dentro di sé, al centro del suo essere; un segreto la cui fuga sarebbe stata fuga dalla vita, fuga della vita.

L. Sciascia

Un segreto, una natura incontrollabile, un nucleo divino dentro, al centro del suo essere. Un centro che era connesso con un tutto, che conservava la scintilla della creazione e le leggi che la regolano. I segni di fuoco, tutti e tre, dalle bestie indomite ed energetiche fino al centauro, sono connessi profondamente con il divino. Liz Greene dice espressamente che tutti i segni di Fuoco hanno a che fare con dio, ed Ettore Majorana questa potenzialità, spesso così nascosta da vite ordinarie, la rappresentava con sofferenza. La sua capacità di calcolo stupefacente aveva, anche per gli scienziati e ricercatori a lui vicini, un qualcosa di prodigioso. Ecco, il prodigio, un’essenza che Majorana subì fin da piccolo, prodigiosamente in grado, da bambino, di risolvere operazioni a tre cifre. Ma in Majorana il termine prodigioso si incarna in maniera perfetta, trascendendo l’ordine normale delle cose, il comune sentire della VI casa.

Prodìgio s. m. [dal lat. prodigium, comp. di prod-, pro- «davanti, prima», e agiom der. di aio «dire» (quindi originariamente «preannuncio») o, secondo altra interpretazione, der. di ago «spingere, condurre» (cfr. portento)]. – 1. a. Fatto, fenomeno, avvenimento che trascende, o sembra trascendere, l’ordine naturale delle cose, interpretato come preannuncio divino di eventi per lo più infausti.

Diz. treccani

Majorana era attore, portavoce silente e riservato di concetti assoluti e futuri; comprendeva la natura intrinseca della fisica, le sue leggi più nascoste, le  più misteriose che si rivelano a lui prima che ad altri. Arrivavano dall’interno. La sua velocità di elaborazione, con un Mercurio in Leone e gli insight aquariani della Luna in XII casa, trasmettevano le leggi universali, concetti astratti, perfetti, cosmici, che il fisico appuntava veloce e frenetico, dopo minuti di elaborazione solitaria sul tram che lo conduceva all’Istituto di Fisica romano, su pacchetti di sigarette, distrattamente, senza la cura che tali formule avrebbero necessitato, essendo frammenti del pensiero divino. E facevano di Majorana, questi frammenti di carta stropicciati, queste forme algebriche e numeriche perfette, un profeta prodigioso. Vedeva, Majorana, intuiva come solo un segno di fuoco può, la scintilla di dio, la perfezione che era alla base della vita e che sarebbe potuta essere alla base della morte. Molto si è discusso sul rifiuto morale di Majorana di pubblicare i suoi studi per non facilitare la ricerca sull’atomica come strumento di distruzione di massa. Che lo scienziato siciliano avesse questo tipo di scrupolo mi è difficile confermarlo; la sua famosa frase, riportata da Laura Fermi, la fisica si sta incamminando su una strada sbagliata,  potrebbe essere, nel suo mondo e modo complesso di rapportarsi allo studio delle leggi fisiche, per il genio matematico, di poco interesse. 

Il Mercurio in Leone ( a dispetto di quanto viene genericamente detto del Mercurio in Leone che perde le sue capacità di analisi, e  questo serva da monito a quanti categorizzano troppo i pianeti attraverso i segni) oppone una Luna in Aquario (Lisa Morpurgo individua in questa segnatura Mercurio/Luna tratti di genialità). Mercurio veloce, infuocato e dinamico dialoga, ad una distanza massima di opposizione, con una Luna nella XII casa che trasmette lampi di perfezione logica, iperuranici, (per altro Urano domina in X casa), paladino dell’innovazione e della ricerca di modelli e strutture pure e perfette, come puro e perfetto è il pensiero universale. Un Mercurio che vede un aspetto di sestile perfetto, al grado 23°, con Plutone in Gemelli, dà profondità di pensiero, capacità di comunicare con le istanze più profonde del proprio essere. In questo aspetto spesso il pensiero e la parola assumono una valenza magica, si realizzano e concretizzano nella realtà, in un matrimonio perfetto tra pensiero ed intenzione pura.

Il Mercurio, la funzione del sistema di pensiero logico deduttivo in ambito astrologico, è in relazione con momenti emotivi, profondi ma altrettanto logici dato il segno di aria in cui cade la Luna. Come due commensali di una lunga tavola imbandita la Luna, coronata da asciuttezza emotiva, anticonformista, schiva e mistica nella sua posizione nella casa dell’isolamento, dello straordinario, dei luoghi al di là del quotidiano che è la dodicesima, parla, discorre a tratti, confonde  con maestria Mercurio, il messaggero degli dei, che si fa veloce interprete. Mercurio dall’altro lato del tavolo riceve, sistema, elabora, colleziona dati e li analizza con tempismo incredibile, ed in Leone la velocità è acuita dall’insofferenza e dall’energia creativa data dall’elemento fuoco. Dialogo complesso che possiamo immaginare possa essere stato causa degli esaurimenti nervosi, provocati da una così forte sollecitazione tra sentire e capire, di cui il fisico siciliano, sembrava soffrire.

La figura materna, rappresentata dalla Luna di Majorana è colorata con la sua domificazione in Aquario da tinte anticonformiste, poco simbiotiche ed accudenti, “se vogliamo anche “ fuori di senno”, e lo stesso Sciascia lo descrive come un tipo non “mammista” vista la lettera con cui blocca la madre pronta a ritornare a Roma ad accogliere il figlio rientrato da un importante soggiorno in Germania. La ferma, mostrandole l’illogicità di quell’inutile accoglienza a Roma, dove avrebbe poi vissuto solo, diciamo pure auto isolandosi, per tre anni.

Isolamento, genio e sbruffoneria.

Isolamento, dato dai forti valori in XII casa  ( per altro corredato da un ascendente in Pesci) è parola caratterizzante tanto quanto genio e sbruffoneria in Majorana. Tensione a vivere in contatto con contenuti invisibili, fantasmi che affioravano nella sua mente con formulazione perfette e prodigiose. Un isolamento preferito alla difficile posizione di un Sole in Leone, destinato a brillare ad essere acclamato, riconosciuto come unico e speciale, ma che posizionato nella VI casa anelava ad una quotidianità, ad una normalità che la sua nascita non gli concedeva. Dolce deve essere stato immaginare, progettare e poi agire la fuga dal mondo civile, dal mondo accademico, fatto di inutili antagonismi, di inutili guerriglie ed ambizioni, di inutili teorie. Inutili per lui che conosceva già, in quel dialogo perfetto ed allo stesso tempo dilaniante, il sentire misterioso e la logica pura: inutile l’affanno degli impegni quotidiani. La Luna di Majorana richiede isolamento, tempo unicamente dedicato al dialogo costante e snervante con il decodificatore Mercurio. Difficile connubio il tema di Majorana, con i Luminari in segni opposti, ed in nascita notturna, con una Luna che lo chiamava inesorabilmente ad un vivere lontano dalla consuetudine sociale.

Sbruffone Majorana, sbruffone come solo i Leoni sanno essere, arrivando prima degli altri e senza che altri modi mentali ne cogliessero la logica ed il come, rimanendo stupefatti. Arrivano prima i segni di Fuoco ed i Leoni lo sottolineano con sonori ruggiti. Ruggì  Majorana all’improvviso quando incontrando Enrico Fermi per la prima volta, grande luminare e Direttore dell’Istituto di Fisica di Roma di via Panisperna, data una veloce occhiata ad un complesso sistema matematico a cui tutti all’istituto stavano lavorando, ritornò il giorno dopo per confermare che il lavoro era fatto bene. La straordinaria capacità di analisi e calcolo del fisico siciliano era innegabile e pari a nessuno. Lui schivo, ammettiamolo pure, instabile mentalmente come solo il carico di essere un interprete del pensiero puro di dio può dare, a volte imponeva la sua forza spavalda. Altrettanta spavalderia la intravediamo nell’affrontare calcoli scritti su improvvisati taccuini come i pacchetti di sigarette che servivano al fisico siciliano per appuntare leggi universali e che venivano bellamente gettati nel cestino dell’immondizia: calcoli e leggi numeriche che daranno anni dopo gloria scientifica ad altri, faticosamente affaccendati nel rispetto delle norme accademiche e che giungevano al fisico siciliano da un suggerimento immediato, interno, divino. Oppure nel presentarsi ad un concorso pubblico  nel 1937, senza aver avvertito nessuno, come nella italica prassi si usava fare, visto che nella italica prassi i posti erano già stati assegnati d’ufficio, dopo che per anni era scomparso dalla scena accademica, isolato nella sua casa romana (dal 1933 al 1937) a seguito del suo rientro dall’importante soggiorno tedesco, con barba e capelli incolti ed un presunto esaurimento. Una candidatura che immaginiamo, come Sciascia suggerisce, Majorana abbia messo in campo solo per il divertimento di alterare una graduatoria così da veder lasciar fuori il raccomandato di turno, per altro figlio di un famoso filosofo. Solo per la spavalderia di lasciare il segno e ricordare chi era il numero uno. Subito fu posto rimedio, il concorso sospeso, un  importante riconoscimento attribuito a Majorana, stratagemma che, lasciò il tempo al mondo accademico di rimettere in piedi il concorso e dare legittimo riconoscimento al famoso figlio di.

Uno scherzo goliardico, eccessivo, una spacconata in cui ritroviamo l’arrogante atteggiamento leonino, che costò caro a Majorana, che fu costretto ad accettare quella normalità accademica che aveva sempre rifuggito: una cattedra all’Università di Napoli. L’insegnamento, la regolarità nella ricerca, le pubblicazioni, la routine del mondo normale non erano per lui, dopo qualche mese, dopo qualche lezione napoletana, la messa in scena perfetta, la messa in scena del suo improvviso e perfetto tramontare.

Siamo quindi giunti a quella prima teatrale, unica replica di un copione perfetto, tra il 26 ed il 27 marzo 1938. Majorana ha il  Sole di nascita congiunto a Marte, e quest’ultimo in aspetto di quinconce con Urano, a sua volta esposto, diurno, al massimo della sua posizione astrologica in X casa, nella rapidità marziana di una affermazione vitale, nella rapidità della ricerca e nella sua massima visibilità. Nei giorni della sua scomparsa, Marte ed Urano di transito si trovavano tra i 9 ed gli 11 gradi di Toro, quindi in aspetto di quadrato con il Sole e Marte di nascita. L’occasione era giunta per dare un taglio netto, improvviso, inaspettato senza possibilità di replica. L’occasione data dalla eco del Marte-Urano di nascita attivati dal Marte-Urano a braccetto di transito. Il Sole era toccato da un trigono di Saturno ( come il transito di congiunzione di Saturno sulla Luna lo aveva portato all’isolamento in casa qualche anno prima) spingeva ad una affermazione del proprio Io al di là di ogni compromesso, ad una vita autonoma e coerente con il proprio Tema di nascita. Il calcolo che Majorana deve aver fatto per mettere in atto la sua scomparsa, messo all’angolo da una richiesta di quotidianità eccessiva, lezioni, pubblicazioni, impegni, deve essere stato sofisticato e senza alcuna possibilità di soluzione: il suo algoritmo perfetto, la sua equazione impossibile da risolvere per il resto del mondo. Urano, progetto, perfetto, con regole auree, universali, (ed il suo Urano in X casa, da esponente di una ricerca pura), che lo chiamava all’originalità, al suo essere più autentico, ha lasciato al mondo un problema sofisticato, mischiato a tratti disturbanti di ritrosia, misantropia, depressione, genialità, mistero, che a distanza di anni, molti stanno ancora cercando di comprendere. Tante le tesi della spinta alla scomparsa. Noi accogliamo completamente, come già detto,  quella dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia, che coincide con quanto delineato dal tema natale del fisico siciliano, in cui  l’opposizione VI- XII casa lo può aver condotto ad una vita monastica, abbandonando la fatica del vivere sociale, nella serenità dell’ora et labora.

Per onor di cronaca riportiamo comunque le varie tesi che hanno animato il dibattito sulla scomparsa di Majorana:

Il rapimento politico in Germania

Una prima ipotesi suppone che Majorana sia stato costretto ad un trasferimento in Germania, dove era stato per un primo soggiorno nel 1933, per mettere le sue conoscenze a disposizione del Terzo Reich.

L’Argentina

Una seconda ipotesi sembra portare, negli anni Settanta, le tracce di Majorana in Argentina, a Buenos Aires, dove potrebbe essere emigrato alla fine della Seconda guerra mondiale, dopo il soggiorno in Germania. Portano a questa pista le testimonianze e i documenti raccolti da Erasmo Recami nel volume Il caso Majorana.

Il Venezuela

Qualche anno fa, ( e non è raro ancora oggi imbattersi in qualche articolo che tratta la vera scomparsa di Majorana “L’ultima verità su Majorna 13 agosto 2020 La Repubblica) il programma televisivo Chi l’ha visto ne rinveniva le tracce in Venezuela.

La pista di Sciascia: il ritiro monastico

Un’altra ipotesi, sposata da Leonardo Sciascia nel volume La scomparsa di Majorana (1975), vede il fisico ritirato a vita monastica nella Certosa di Serra San Bruno in Calabria per fuggire dal mondo e dai terribili destini che una tale mente potrebbe aver letto nel futuro della scienza.

Senzatetto in Sicilia

Intorno agli anni Settanta inizia ad emergere una ulteriore possibilità: Majorana si trovava in Sicilia, nei panni di un tale Tommaso Lipari, un senzatetto che si aggirava per le strade di Mazara del Vallo, morto il 9 luglio del 1973. Vari elementi sembrano avvalorare l’ipotesi: il senzatetto aveva eccellenti doti matematiche e fisiche e aiutava i ragazzi del paese a risolvere i compiti scolastici; aveva un bastone con incisa la data di nascita di Ettore Majorana, 5 agosto 1906, e una cicatrice sulla mano, proprio come quella del fisico. Un abitante di Mazara del Vallo, Edoardo Romeo, sosteneva che Lipari gli avesse confessato di essere Majorana. Il caso venne riaperto nel 1988 dall’allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino che, grazie ad un confronto calligrafico, smentì l’ipotesi.

Il suicidio

L’eventualità del suicidio, adombrata nelle ultime lettere spedite da Majorana ai familiari e all’amico Antonio Carrelli, sembra smentita dall’ultima missiva spedita a quest’ultimo da Palermo il 26 marzo 1938: «Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani…». Non seguono ulteriori comunicazioni e di Majorana si perde ogni traccia. L’ipotesi del suicidio sembrerebbe smentita anche dall’accortezza che ebbe il fisico di portare con se passaporto ed un cospicuo prelievo di denaro così come il ritiro di stipendi lasciati accumulare dal Majorana durante il suo incarico come Professore per conclamata fama presso l’Università di Napoli, alcuni giorni prima della scomparsa.

Considerazioni finali

Quando vidi per la prima volta il tema natale di Majorana non avevo alcuna idea delle numerose ipotesi che circolavano sopra la sua scomparsa. Subito mi colpì la dialettica che abbiamo più volte accennato, dilaniante, tra i due luminari in XII e VI casa. Tra un  Sole Leone in un punto del tema natale, tendente alla normalità, all’omologazione ed al servizio per gli altri, al quotidiano vissuto in tutta la sua funzionalità e perfezione, con una Luna Aquario, sconnessa dal sentire, uranizzata, anticonformista,  messa nella XII casa, simbolo di mistico o forzato ritiro mentale, puro e matematico, in luoghi al di là dell’ordinario. Sì perché qualora vi fossero lettori digiuni di questioni astrologiche  la VI casa del tema Natale rappresenta una dimensione organizzata, funzionale, dove tutto è in ordine e dove tutto è regolato. A questo mondo  perfetto, cui il Segno zodiacale della Vergine tende e sovrintende, vi è il richiamo della XII casa, opposta per posizione e per significato: la fine del ciclo, il dissolvimento per il tutto e nel tutto, la grande potenzialità illimitata rappresentata dal Segno dei Pesci, che per altro in Majorana governa l’Ascendente. 

Abbiamo dunque un Sole in Leone, segno di fuoco, elemento banalmente ridotto ad entusiasmo, coraggio ed egopatia, rappresenta quella scintilla interna che crea l’agire nell’Ariete, così come quella immaginazione che arriva prima di ogni logica a nuove mondi e modi nel Sagittario, eterno viaggiatore tra reale e Verità, ed infine che immagina e prevede nel coraggio di sostenere la grandiosa luce che sovrasta gli altri, come nel Leone. 

Il lato ombra del segno del Leone può essere proprio la mancanza di coraggio nel risplendere, che sia per gli altri, che sia, come nel caso Majorana, sugli altri. La naturalezza con cui il fisico siciliano arrivava a soluzioni e teorie complesse fu da subito motivo di sorpresa, ed immaginiamo anche invidia, nel mondo accademico. Ettore Majorana, che fin da bambino veniva esposto a prove di bravura nel calcolo, come i comuni bambini nel recitare poesie, inorgogliva il pubblico famigliare durante le feste in famiglia, con complicati calcoli a tre cifre, già dalla sua più tenera età. Ma quanta difficoltà, quanta vergogna a non essere come tutti gli altri e quanta vergogna a sapere di essere più degli altri ed a volerlo sottolineare.

Il Sole si presenta anche con un sestile esatto con Nettuno ed in quinconce con Saturno, che tende a sorreggere la struttura identitaria di Majorana, che tenta di ancorarsi al mondo, almeno nella sua immagine, nella prima casa.

Sole, progetto di vita, in aspetto a Marte (azione) Saturno (Struttura) e Nettuno (Dissolvimento) sono istanze energetiche che in quel giorno di Marzo del 1938 hanno intrapreso la via del ritiro dal mondo ( VI casa) verso una ipotetica vita monastica della XII casa (Majorana aveva avuto una educazione gesuitica al Massimo di Roma) conducendolo a mettere in scena il mistero perfetto: lettere con cui chiedeva scusa per la sua decisione di sparire, una seconda con cui affermava di averci ripensato, la richiesta di non portare il lutto alla propria famiglia e quell’ultimo soggiorno, di cui si ha notizia, presso Grand Hotel Sole di Palermo che lo vide tramontare, nella bellezza immaginaria e struggente dell’arrivo della sera, che dà requie e frescura dai troppo assolati e roventi giorni da Leone.

Da quel grand Hotel Sole, Majorana prenderà congedo dal mondo, onorando la sua Luna che sorge all’orizzonte, nella sua regalità assoluta in XII casa, nella pace di un isolamento balsamico. La notte calerà sulla vita pubblica di Ettore Majorana, sulle sue misteriose ricerche, i suoi ritiri estranei al comune sentire. Prenderà congedo per sempre da un mondo troppo illuminato, rifugiandosi all’ombra di una fresca penombra lunare.

“Non mi prendere per una ragazza ibeseniana, perché il caso è differente

Lettera di Majorana a Carelli, 26 marzo 1938

Patrizia De Vincenzi